Quando cambiare banca: come capire qual è quella giusta?

Con quest’articolo tratteremo una questione molto delicata. 

Cercheremo di entrare nei meccanismi psicologici tanto cari agli italiani, che non permettono di analizzare con lucidità la loro attuale situazione bancaria. 

Dalle statistiche fornite dall’ISTAT nel 2020, solo 1 cittadino su 6 ha avuto il coraggio di cambiare Istituto Bancario per cercare di ridurre il livello sempre crescente dei costi fissi che incidono pesantemente sui bilanci famigliari. 

Ci confronteremo su questi punti nella nostra trattazione.

  • Situazione vista dalle banche.
  • Situazione vista dai clienti finali.
  • Considerazioni finali.

Situazione vista dalla parte delle banche

Certamente, gli ultimi dieci anni hanno messo alle corde i bilanci di tutte le banche del mondo, comprese le nostre. Questo poiché i livelli, mai visti prima, dei tassi d’interesse schiacciati sempre più verso il basso, ed addirittura sotto lo zero dal 2018, non hanno fatto altro che gettare benzina sul fuoco, accrescendo i timori di default di sistema. Parliamo di un’ipotesi che nessun Paese civile può permettersi anche solo di ventilare.

I costi fissi dovuti al notevole numero di impiegati con contratto di lavoro dipendente hanno fatto il resto. Il costo del lavoro è da sempre un cruccio dell’economia italiana sottovalutato spesso dai legislatori per le notevoli ricadute che questo poteva scaricare sul tessuto sociale interno. 

Sono state fatte, negli anni, varie riforme volte in questa direzione ma, e questa è la nostra opinione, nessuna nella direzione giusta. O meglio, nessuna in grado di incidere in modo importante su questa rilevante voce dei bilanci bancari. Inoltre, i costi fissi delle strutture non hanno di certo aiutato, con la loro diffusione capillare sull’intero territorio. Stiamo parlando di oltre 15.000 sportelli, contando solo le prime 20 banche a livello di dimensioni. Una cifra davvero impressionante

Cosa fare dunque per riportare in verde i conti?

La soluzione immediata è stata solo quella di innalzare i costi a carico dei correntisti. Cosa che puntualmente è stata fatta.

Le stime riferite, sempre al 2018, parlavano di 120/160 euro medi di incremento dei costi del solo conto corrente ma, si sa, spesso le cifre sono bugiarde e vengono calcolate per difetto.

Non è questa la sede corretta per approfondire l’argomento. Ci limiteremo solamente a fornire un quadro di massima che sia il più esaustivo possibile per voi. 

  1. Si è incominciato introducendo i canoni mensili. Si è proseguito portando a un euro (o più) i costi per i bonifici effettuati sia allo sportello che ricorrendo ai canali dell’internet banking. 
  2. Si è deciso, in seguito, di elevare i costi delle carte di credito che prima erano bassi o intorno allo zero. 
  3. Sono state introdotte cifre in misura fissa per giustificare la semplice apertura del deposito titoli, anche se vuoto! 
  4. Si è poi deciso di ricorrere ad un tetto di operazioni annue gratuite, oltre al quale scattano ulteriori costi fissi per i clienti. 
  5. Infine sono stati elevati i costi inerenti le transazioni finanziarie eseguite dalla Banca. 

A corollario di tutto, si aggiunga l’elevatissimo livello di incidenza della componente fiscale, suddivisa in Capital gain, Tobin Tax e Imposte di Bollo (si tratta a tutti gli effetti di un’imposta patrimoniale camuffata). 

Sommando tutto questo si è arrivati alla cifra che vi abbiamo indicato all’inizio dell’articolo.

Situazione vista da parte dei clienti finali

Qui ci addentriamo in un ginepraio senza alcuna via d’uscita plausibile. La psicologia del cliente finale rimane un mistero inspiegabile. Sul serio ve lo scriviamo!

Di fronte a numerosi aumenti, solo una minima parte ha deciso di correre ai ripari. Parliamo del 13/15% della massa dei clienti che hanno almeno un conto corrente sul territorio nazionale. Un fenomeno insondabile a nostro giudizio.

E dire che l’offerta di servizi più efficienti non manca. Le Banche “tradizionali” dovranno sempre di più confrontarsi con le “Banche online”, quasi del tutto prive di costi fissi importanti e con livelli di servizi non minimamente comparabili, in meglio, a parità di costi. 

Non sarebbe corretto portarvi ad esempio i nomi delle più blasonate banche che offrono questa tipologia di servizi, ma se navigherete su Google, in pochi istanti, ne troverete un elenco più che soddisfacente per colmare le vostre curiosità.

Perché i clienti faticano a cambiare banca?

Dalle inchieste e dalle statistiche emergono dati abbastanza chiari:

  • Il 63% non cambia per “motivi affettivi
  • Il 14% per “motivi di comodità o vicinanza
  • L’8% per “amicizia o simpatia” 
  • Il rimanente 15% semplicemente “non ci ha pensato” o “non è intenzionato a farlo”. 

Capite bene che la fetta più ampia non ha alcuna giustificazione razionale dalla sua parte? Sopportare un livello di costi crescente in nome della millantata affettività, rivolta a chissà quali recondite motivazioni, non ha senso. 

Un conto è tollerare come alibi “la comodità” della filiale sotto casa, nel quartiere o comunque vicina e facilmente raggiungibile a piedi. Un altro perché si nutre una certa stima per il direttore o per il responsabile dell’ufficio titoli, che ha un suo perché. 

La fiducia, lo sappiamo bene, è merce preziosa con un elevatissimo valore aggiunto. 

Il “non averci (ancora) pensato”  lo consideriamo un peccato veniale dettato più dalla pigrizia che da altre reali motivazioni. Il “non desiderare farlo” è semplicemente dissennato! 

Ognuno è padrone raziocinante del proprio denaro e ne dispone nel modo che gli è più congeniale, per cui ne rispettiamo la titolarità e le decisioni. 

La nostra puntualizzazione vuole soltanto essere “di stimolo” e “di sprone” per far pensare le persone che leggono i nostri articoli.

I consigli del Team Imparare a Investire

Detto questo non ci rimane che trarne le dovute conclusioni. Scardinare meccanismi psicologici consolidati (ed irrazionali il più delle volte) è impresa assai ardua e di difficile attuazione. Ciò che si dovrebbe fare è fornire un corretto livello di informazione circa la “trasparenza” dei costi applicati. 

Non chiediamo che ce ne venga fornita una giustificazione o che ci venga spiegata la finalità di tali incrementi o la loro destinazione. Chiediamo solamente che ci venga detto chiaramente a cosa andremo incontro. 

Si tratta dello stesso livello di onestà intellettuale quando ci troviamo di fronte ad un Consulente Finanziario che ci prospetta un ventaglio di operazioni possibili con il nostro capitale. 

Ci attendiamo, di fatto, quel livello di professionalità e di correttezza che deve spingere il consulente a mettere in guardia il cliente dalla rischiosità di un investimento e non solo mettere in risalto la sua profittabilità. Da quanto ci verrebbe a costare seguire il suo consiglio. Dal tempo necessario di gestazione prima di vedere i primi frutti. Da un comportamento, in due parole, schietto e sincero.

Questo è ciò che dobbiamo attenderci dalla nostra banca, la quale ha una sola missione accettabile: quella di fornire un servizio. Non il contrario!

Informazioni importanti sulla divulgazione

Le performance passate potrebbero non essere indicative rispetto ai risultati futuri. Diversi tipi di investimenti comportano vari gradi di rischio e non vi è alcuna garanzia che la performance futura di investimenti, strategie di investimento o prodotti specifici raccomandati in questo articolo, siano adatte per il proprio portafoglio o per la propria situazione individuale.

Vari fattori, tra cui le mutevoli condizioni di mercato e/o le leggi applicabili, potrebbe non essere più congruenti alle opinioni o alle posizioni attuali prese in questo contenuto. Inoltre, non si deve presumere che qualsiasi discussione o informazione contenuta in questo commento serva da ricevuta o in sostituzione di una consulenza di investimento personalizzata da parte di Niccolò Dominici. Ricordati di contattare Niccolò Dominici, nei vari canali di comunicazione che hanno reso disponibili in questo sito, nel caso tu voglia informazioni sui cambiamenti della tua situazione personale/finanziaria o circa gli obiettivi di investimento.

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