Schroder Emerging Europe: analisi del fondo e opinioni

Lo Schroder International Selection Fund Emerging Europe B Accumulation EUR, ISIN LU0106817157, è un fondo d’investimento azionario di tipo “settoriale” ovvero rivolto ad una particolare area geografica di riferimento. In questo caso specifico si parla della componente “emergente” europea.

Con tale area si intendono tutti i Paesi facenti riferimento all’Ex blocco sovietico ed ai suoi satelliti, vale a dire Est Europa, Russia stessa, Turchia e Grecia.

In questi mercati è concentrato il 90% del portafoglio disponibile, mentre il rimanente 10% dello Schroder Emerging Europe può essere detenuto, in qualsiasi forma, in liquidità o in strumenti obbligazionari assimilabili alla stessa liquidità di conto. Si parla di bond con scadenze comprese tra i 12 ed i 18 mesi.

Introduzione sul fondo e Schroders

Nello specifico questo strumento di risparmio collettivo è gestito in modo diretto da un colosso del risparmio gestito, Schroders Plc. Si tratta di una multinazionale inglese fondata a Londra nel 1804 da Johann Heinrich Schröder, appartenente ad un’importante famiglia di Amburgo.  La società è quotata al London Stock Exchange e fa parte dell’indice FTSE 100.

Schroders, controllata sempre dalla famiglia dei fondatori, gestisce un patrimonio complessivo di 447 miliardi di sterline. Per tali dimensioni rientra tra le 10 più importanti S.G.R. presenti in Europa e tra le prime 30 nel mondo!

Il numero di dipendenti, gestori, analisti e traders è pari a 4700 dislocati nei sette continenti e nelle principali piazze finanziarie, compresa un’importante sede in Italia, a Milano.

La data di lancio presso il pubblico di questo fondo risale al 28 gennaio del 2000 ed i due gestori incaricati dalla società sono Mohsin Memon dal primo novembre del 2014 e Rollo Roscow dalla stessa data.

La dimensione del fondo è di circa 216 milioni di euro e rientra nella media per prodotti con tali caratteristiche.

Fonte: Schroders

In cosa investe lo Schroder Emerging Europe

Come abbiamo già anticipato, l’obiettivo dichiarato dei gestori è l’ottenimento di una performance positiva in un lasso di tempo non inferiore ai 7/10 anni. Preferibilmente anche oltre ci sentiremo di aggiungere Noi. In un asse del rischio composto da 7 valori, questo strumento si colloca al livello più alto, vale a dire al numero 7, ma questo non ci stupisce ed è abbastanza normale dato il notevole livello di volatilità alla quale sono sottoposte le variazioni giornaliere delle loro quote.

Come già anticipato le aree interessate dagli investimenti dello Schroder Emerging Europe si collocano in Europa, ma il prospetto informativo del fondo ci informa anche che i due gestori possono effettuare, in modo limitato, investimenti anche nei mercati del Nord Africa e del Medio Oriente. Non è stata specificata la percentuale massima tollerabile dallo statuto del fondo stesso.

Una percentuale molto limitata dell’asset può essere destinata a strumenti a leva o derivati, allo scopo di massimizzare nel medio/lungo periodo, le performance del fondo. Non sono previsti mezzi di copertura dal rischio di cambio e quindi constatiamo che un ulteriore elemento di volatilità delle quote potrebbe rivelarsi l’elevata oscillazione dell’euro nei confronti delle valute europee considerate “deboli” e come tali particolarmente “variabili”.

Questo fondo non prevede la distribuzione di dividendi o di cedole sotto nessuna forma trattandosi di uno strumento “a capitalizzazione dei proventi”.

Specifiche Tecniche

I nostri soliti tre indicatori che prendiamo in considerazione ai fini delle nostre analisi sui fondi sono il Beta, l’R Quadro ed il numero di stelle attribuite dalla società americana di rating, Morningstar.

Il Beta assume il valore di 0,37 e significa che il valore del fondo oscillerà meno che proporzionalmente rispetto all’indice in entrambe le direzioni.

L’R Quadro è pari a 12,88 e ci informa del fatto che l’indice della categoria spiega circa il 13% della variabilità della performance passata del fondo. Ne deduciamo quindi la scarsa correlazione tra le scelte dei gestori e quelle del benchmark.

Fonte: Quantalys

Non è stato assegnato, da parte della società americana di rating, Morningstar, alcun valore “qualitativo” a questo fondo in quanto le dimensioni, sotto i 250 milioni di euro, non lo consentono essendo troppo ridotta la massa in gestione disponibile. Per darvi un’idea, Quantalys fornisce una sola stella come rating.

Fonte: Quantalys

Rendimento storico

Purtroppo, nell’illustrarvi questi dati, abbiamo l’ingrato compito di informarvi che in nessuna scadenza tra tutte quelle prese in esame, abbiamo riscontrato risultati positivi della gestione.

Dall’inizio dell’anno è negativo del 70,28%. Ad un anno perde il 73,36%. A tre anni il 65,24%. A cinque anni il 56,04% e ad otto anni il 42,95%.

Non si tratta certamente di risultati incoraggianti.

Fonte: Quantalys

Costi e commissioni

Su questo fronte i dati che emergono dal prospetto informativo dello Schroder Emerging Europe sono abbastanza in linea con quelli dei competitors presenti sul mercato.

I costi di sottoscrizione iniziali sono pari al 5% ma, come sempre vi ricordiamo, si tratta di una percentuale scontabile o azzerabile da parte del Vostro Consulente Finanziari di fiducia. O almeno questo è come ci comportiamo Noi con i Nostri Clienti.

Il livello delle spese correnti è dell’1,86% e di questa percentuale l’1,50% è da attribuirsi alla commissione annuale di gestione a carico del fondo.

Non sono presenti commissioni di uscita, di switch tra un comparto e l’altro all’interno della Famiglia Schroder e nemmeno quelle tanto odiose “commissioni di performance” legate al rendimento dello strumento sottoscritto.

Non ci sono costi di natura commerciale o distributiva.

Primi 3 titoli in portafoglio

  1. Il podio è occupato dalla società Powszechny Zaklad Ubezpieczen SA con il 7,44% delle quote. Si tratta di una compagnia di assicurazioni quotata alla borsa di Varsavia e componente dell’indice WIG20. Rappresenta la compagnia assicurativa più grande e antica della Polonia. PZU ha sede a Varsavia e anche una delle più grandi istituzioni finanziarie in Polonia.

  2. Al secondo posto si trova Dino Polska SA con il 6,82% delle quote. Stiamo parlando di una catena polacca di negozi di alimentari. La catena di vendita al dettaglio è stata fondata nel 1999 da Tomasz Biernacki. I supermercati Dino si trovano generalmente nelle città di medie e piccole dimensioni così come nelle periferie delle città più grandi.

  3. Al terzo gradino troviamo il CEZ Group (České Energetické Závody) con il 6,04% delle quote. Il Gruppo ČEZ è un conglomerato di 96 compagnie, 72 delle quali aventi sede in Repubblica Ceca. Il gruppo opera nel campo della produzione, distribuzione e commercio di energia elettrica. Il gruppo opera anche in Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Germania, Ungheria, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia e Turchia.

  4. Quarto gradino occupato da Powszechna Kasa Oszczednosci Bank Polski SA con il 5,83% delle quote. La società rappresenta la più grande banca polacca fondata nel 1919. Fornisce servizi a clienti privati ​​e aziendali. L’attività principale di PKO Bank Polski è il retail banking. Il nome completo polacco si traduce approssimativamente in “Cassa di risparmio generale”.

  5. Ultima posizione tra quelle ritenute “importanti” all’interno dell’asset di un fondo, è quello occupato da Richter Gedeon Vegyeszeti Gyar Nyrt con il 5,71% delle quote. La società una multinazionale ungherese farmaceutica e biotecnologica con sede a Budapest, in Ungheria. È una delle più grandi aziende del settore nella regione dell’Europa centrale e orientale e opera in oltre 40 paesi.  

Fonte: Morningstar

Alternative

Le tre solite alternative che Vi forniamo per valutare attentamente anche i prodotti forniti dalle altre società prodotto sono queste.

La prima è data dal NATIXIS International Funds (Lux) I – DNCA Emerging Europe Equity Fund-R/A EUR, ISIN LU0147918923. Molto simile allo Schroder ma con prestazioni decisamente migliori, non nel senso di “positive” ma con percentuali di ribasso più contenute.  Perde il 41,08 da inizio anno, il 46,50 ad un anno ed a tre anni è negativo del 37,65%. Non c’è da stare allegri, ma almeno si piange di meno!

La secondo proposta è il fondo di BlackRock BGF Emerging Europe C2, ISIN LU0147383045, in euro e con costi di gestione ed iniziali inferiori. Dal primo gennaio perde il 59,06%, ad 1 anno perde il 51,66%, a 3 anni è negativo del 19,82%, a 5 anni perde il 12,35% ed a 10 anni il 6,66%. Lascia ben sperare per il futuro ma occorre davvero mantenere tanta calma e tanta pazienza per sopportare performance negative per così tanto tempo.

L’ultima delle tre è data dal fondo Amundi Fds Em Eurp & Med Eq E2 EUR C, ISIN LU1882448316. In euro con costi allineati a quelli di BlackRock ma in questo caso, pur non essendo ancora positive, constatiamo con piacere che le cifre sono più contenute come perdite. Eccovele brevemente illustrate. Rendimento YTD -25,23%, ad 1 anno -7,19%, a 3 anni -1,27%, a 5 anni -1,24% e a 10 anni -1,07%. Come potete ben vedere il trend è positivo ma anche questa volta è richiesta una notevole dose di sangue freddo e pazienza ai suoi sottoscrittori.

Opinioni e conclusioni

Fermo restando il principio che questa area geografica, anche se in minima parte (massimo il 5% delle masse disponibili) dovrebbe essere presente all’interno dei portafogli di un attento risparmiatore, non possiamo esimerci dal considerare “molto rischiosa” questa componente dei Vostri asset finanziari.

Certamente il fondo di Schroder non rappresenta il massimo e Noi stessi ne sconsiglieremmo l’acquisto visti i risultati. Le alternative proposte ve lo confermeranno nei numeri.

Per coloro che già detengono il fondo consigliamo di venderlo e dirottare il rimanente su strumenti più efficienti e con valutazioni “relativamente basse”.

Anacronistico parlare di Piani di Accumulo o di investimenti una tantum in quanto l’intero settore è soggetto a sbalzi repentini con discese e risalite difficili da individuare ed ancor più da prevedere.

Se proprio siete dell’idea che un PAC possa favorevolmente intercettare il notevole livello di volatilità delle quote, allora un versamento iniziale di 5/10.000 euro ed una rata mensile di non più di 350/500 euro su un lasso di tempo ultradecennale (diciamo almeno di 15 anni) potrebbe rivelarsi una scelta vincente nel lungo periodo.

Informazioni importanti sulla divulgazione

Le performance passate potrebbero non essere indicative rispetto ai risultati futuri. Diversi tipi di investimenti comportano vari gradi di rischio e non vi è alcuna garanzia che la performance futura di investimenti, strategie di investimento o prodotti specifici raccomandati in questo articolo, siano adatte per il proprio portafoglio o per la propria situazione individuale.

Vari fattori, tra cui le mutevoli condizioni di mercato e/o le leggi applicabili, potrebbe non essere più congruenti alle opinioni o alle posizioni attuali prese in questo contenuto. Inoltre, non si deve presumere che qualsiasi discussione o informazione contenuta in questo commento serva da ricevuta o in sostituzione di una consulenza di investimento personalizzata da parte di Niccolò Dominici. Ricordati di contattare Niccolò Dominici, nei vari canali di comunicazione che hanno reso disponibili in questo sito, nel caso tu voglia informazioni sui cambiamenti della tua situazione personale/finanziaria o circa gli obiettivi di investimento.

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